Cos'è la filosofia dello Yoga:
visione, radici e testi essenziali
Le radici antiche della scuola Yoga
Lo Yoga Sūtra e la pratica verso la liberazione
Testi fondamentali e dialogo con le altre scuole
La scuola di filosofia Yoga è una delle sei darśana ("visioni" o "sistemi") ortodosse della filosofia indiana (astika), cioè quelle che accettano l’autorità dei Veda. Le sei scuole classiche sono: Nyāya, Vaiśeṣika, Sāṃkhya, Yoga, Mīmāṃsā e Vedānta.
Origini storiche
La scuola Yoga trova la sua codificazione classica nei Yoga Sūtra di Patañjali, testo scritto intorno al III-V sec. d.C., sebbene pratiche ascetiche simili allo yoga siano molto più antiche (Upaniṣad, Bhagavad Gītā). Nel tempo il termine “yoga” ha assunto numerosi significati, dal semplice “unione”, “disciplina”, a una vasta tradizione filosofica, psicologica e pratica.
Testi fondamentali
Yoga Sūtra di Patañjali (asse portante della scuola classica)
Bhagavadgītā (parte del Mahābhārata, offre una sintesi di diverse vie yogiche)
Alcune Upaniṣad (es. Śvetāśvatara Upaniṣad)
Haṭha Yoga Pradīpikā e altri testi medioevali su pratiche fisiche e meditative
Visione filosofica
La filosofia Yoga è anche chiamata Yoga-darśana. È strettamente collegata alla scuola Sāṃkhya (dualismo tra puruṣa, lo Spirito, e prakṛti, la Materia), da cui eredita la cosmologia e la struttura ontologica, ma si distingue per l’enfasi sulle pratiche di disciplina mentale, fisica ed etica.
Dualismo Puruṣa-Prakṛti
Lo Yoga Sūtra insegna che la vita umana è fondamentalmente sofferenza (duḥkha) a causa dell’identificazione tra la coscienza pura (puruṣa) e la natura materiale (prakṛti) - corpo, mente, emozioni. Lo scopo è separare questi due principi tramite disciplina e conoscenza, raggiungendo la liberazione (kaivalya).
I mezzi della liberazione
Patañjali struttura la disciplina yogica in otto membra (aṣṭāṅga-yoga, “yoga degli otto arti”) — da qui il termine “Ashtanga Yoga” (diverso dall’omonimo stile odierno):
Yama: regole etiche verso gli altri (non violenza, veridicità, non rubare...)
Niyama: regole di autodisciplina (purezza, contentezza, austerità...)
Āsana: postura corporea funzionale alla meditazione
Prāṇāyāma: controllo del respiro, regolazione dell’energia vitale
Pratyāhāra: ritiro dei sensi dagli oggetti esterni
Dhāraṇā: concentrazione dell’attenzione su un oggetto
Dhyāna: meditazione (flusso continuo di attenzione verso l’oggetto)
Samādhi: assorbimento meditativo, stato di profonda unione tra soggetto e oggetto
Scopo finale: la realizzazione che il vero Sé (puruṣa) è distinto dalla mente/corpo (prakṛti), ottenendo la libertà dalle sofferenze dell’esistenza ciclica (saṃsāra).
Pratica e conoscenza
La salvezza si ottiene con disciplina, meditazione e la cosiddetta fermezza della mente (citta-vṛtti-nirodha: “sospensione delle fluttuazioni mentali”). L’esperienza del samādhi è indispensabile: stato senza pensieri, dove la coscienza risiede nella sua pura osservazione.
Rapporti con altre scuole
Il Sāṃkhya offre la teoria; lo Yoga offre la pratica.
Si differenzia dal Vedānta (che pensa il sé come non duale col Brahman).
Si inserisce in dialogo polemico anche col Buddhismo (e in parte con il Jainismo).
Influenza e sviluppi
Nel corso dei secoli, la filosofia Yoga ha ispirato numerose tradizioni di meditazione, pratiche ascetiche e spirituali in India e nel mondo. Dal Medioevo in poi si sviluppano rami di Haṭha Yoga (più focalizzati su pratiche corporee e respiratorie), il Tantra, e, in tempi moderni, vari stili di yoga fisico (asana) oggi diffusi globalmente.
Riassunto essenziale
Yoga non è solo postura fisica, ma disciplina integrata di corpo, mente, etica e spirito, volta alla liberazione spirituale.
Sistema filosofico pratico con radici antiche, stabilizzato con i Yoga Sūtra.
Obiettivo: riconoscere la propria vera natura, libera da identificazione con la mente e la materia.