Śramaṇa: significato, origine e ruolo nelle tradizioni spirituali dell’India
Śramaṇa (in sanscrito श्रमण) è un termine che nella tradizione indiana antica indica un “asceta”, “cercatore spirituale” o “rinunciante”. La parola deriva dalla radice śram, che significa “faticare”, “sforzarsi”, “disciplinarsi”. I śramaṇa erano coloro che si dedicavano a una vita di ricerca interiore attraverso disciplina ascetica, meditazione, rinuncia e pratiche spirituali tese alla liberazione dall’esistenza mondana.
Origini e contesto storico
Il movimento śramaṇa è sorto in India tra il VI e il V secolo a.C., in un periodo di grande fermento spirituale e filosofico. In questa epoca, accanto alla tradizione vedica dominante (trasmessa dai brāhmaṇa, i sacerdoti specializzati nei rituali e nei Veda), apparvero gruppi di asceti che rigettavano i rituali vedici e la gerarchia sociale basata sulle caste, per dedicarsi all’esperienza diretta della verità.
I śramaṇa percorrevano una via individuale di ricerca della liberazione (moksha o nirvāṇa), spesso praticando il celibato, il distacco dai beni materiali, il digiuno, la meditazione profonda e tecniche di autocontrollo mentale e corporeo.
Importanza nella storia delle religioni indiane
Numerose scuole spirituali e religiose dell’India traggono origine dal movimento śramaṇa. Tra le più importanti:
Buddhismo: Il Buddha stesso era uno śramaṇa, e la comunità monastica buddhista si richiama direttamente alla tradizione śramaṇa, puntando alla liberazione dal ciclo delle rinascite (saṃsāra) attraverso la meditazione e l’etica.
Giainismo: Mahāvīra, fondatore storico del Giainismo, era anch’egli uno śramaṇa. I giainisti continuano ancora oggi la tradizione śramaṇa nella forma di monaci austeri, non violenti e radicalmente distaccati dalla vita mondana.
Ājīvika e altre scuole**: Esistevano altre correnti śramaṇiche meno note che influenzarono il pensiero filosofico e religioso indiano.
Pratiche e stile di vita śramaṇa
Le pratiche principali dei śramaṇa includevano:
Rinuncia ai beni materiali: scelta di una vita semplice e itinerante, spesso priva di possedimenti.
Ascetismo: pratiche di mortificazione e controllo del corpo, talvolta molto rigorose.
Meditazione: ricerca dell’esperienza diretta della realtà tramite varie forme di meditazione e attenzione interiore.
Non violenza (ahiṃsā): principio fondamentale per molti śramaṇa, in particolare nei giainisti e in parte nei buddhisti.
Rifiuto delle gerarchie sociali: il percorso spirituale era aperto a chiunque, indipendentemente dalla nascita.
Śramaṇa e brāhmaṇa: confronto tra due stili di spiritualità
L’India antica fu caratterizzata dal dialogo e dalla tensione tra le tradizioni dei brāhmaṇa (ritualisti dei Veda) e quella degli śramaṇa (asceti anticonvenzionali). Se i brāhmaṇa puntavano alla realizzazione spirituale tramite i riti e la conformità sociale, i śramaṇa perseguivano la liberazione attraverso l’esperienza personale, la meditazione e la rinuncia.
In sintesi: Śramaṇa è il termine che designa gli asceti e i ricercatori spirituali dell’antica India che, con disciplina, rinuncia e meditazione, cercavano la liberazione dal ciclo delle rinascite. Il movimento śramaṇa ha dato vita a tradizioni fondamentali come il Buddhismo e il Giainismo, lasciando un’impronta indelebile su tutta la filosofia e spiritualità indiana.