Le origini dello yoga – Due visioni a confronto tra Veda e ascetismo śramaṇa
Quando e come sia nato lo yoga è ancora oggetto di dibattito tra studiosi e praticanti. Non esiste un accordo unanime sull’origine di questa antichissima tradizione: ciò che è certo è che lo yoga si è sviluppato nel contesto culturale e spirituale dell’India antica. Le principali ipotesi si dividono in due grandi modelli interpretativi: il modello lineare vedico e il modello sintetico śramaṇa.
1. Il modello “lineare” – L’evoluzione interna al mondo vedico
Secondo questa visione, lo yoga è emerso come una trasformazione graduale all’interno della tradizione vedica. Le sue radici risalirebbero agli inni (mantra) dei Veda e ai Brāhmaṇa, testi liturgici che descrivono il significato e la struttura dei rituali sacrificali. In questi testi, l’enfasi è posta sul sacrificio come atto cosmico e mentale, anticipando l’idea dello yoga come disciplina interiore.
Nel tempo, questo pensiero si è sviluppato ulteriormente nelle Upaniṣad antiche, dove troviamo i primi riferimenti chiari a pratiche meditative, al concetto di ātman (sé interiore) e a quello di mokṣa (liberazione). In questa prospettiva, lo yoga rappresenterebbe il naturale culmine della riflessione vedica sulla mente, sul respiro e sull’identità profonda dell’essere umano.
Questa lettura è oggi molto diffusa fra gli autori hindu contemporanei, che vedono nello yoga l’espressione spirituale più matura della civiltà vedica, senza necessità di influenze esterne.
2. Il modello “sintetico” – L’incontro tra ascetismo śramaṇa e brahmanesimo
Il secondo modello, sostenuto da numerosi studiosi contemporanei, considera invece lo yoga come il risultato di una sintesi tra culture e pratiche diverse. In particolare, si ipotizza un’interazione fra:
pratiche ascetiche pre-vediche e indigene, spesso legate ai movimenti śramaṇa (come il buddhismo e il jainismo);
elementi rituali e concettuali vedici, come l’idea di tapas (ardore), mokṣa (liberazione) e ātman (sé).
Secondo questa lettura, lo yoga sarebbe emerso come un campo di incontro e competizione tra visioni spirituali differenti: da una parte l’ordine sacerdotale vedico con i suoi riti e le sue teorie cosmiche; dall’altra le correnti ascetiche e meditative più radicali, orientate al distacco dal mondo e alla trasformazione della coscienza.
Molte delle tecniche yoga (come la meditazione profonda, la sospensione del respiro, l’ascesi volontaria) hanno infatti paralleli significativi nelle pratiche buddhiste e jainiche dell’epoca, che condividono l’ideale della liberazione dal ciclo delle rinascite.
Un dialogo ancora aperto
In assenza di nuove fonti archeologiche o testuali, il confronto fra questi due modelli resta aperto. Entrambe le ipotesi mettono in luce aspetti importanti: da un lato la profondità della tradizione vedica, dall’altro l’influenza viva delle pratiche ascetiche non ortodosse che fiorirono in India tra il IX e il IV secolo a.C.
Ciò che emerge con chiarezza è che lo yoga, fin dalle sue origini, è stato un luogo di interazione e trasformazione culturale: una via in cui si sono incontrate discipline del corpo, meditazione, cosmologia, etica, liberazione e conoscenza di sé.
Conclusione
Conoscere le radici dello yoga ci aiuta a comprenderlo come fenomeno storico e culturale ricco di sfumature. Che lo si intenda come fioritura interna al pensiero vedico, o come frutto di una sintesi tra pratiche diverse, lo yoga resta una delle tradizioni spirituali più profonde e adattabili dell’umanità.
Per approfondire, tra le fonti consigliate:
Flood, G. (1996). An Introduction to Hinduism, Cambridge University Press
McEvilley, T. (2002). The Shape of Ancient Thought, Allworth Press
Samuel, G. (2008). The Origins of Yoga and Tantra, Cambridge University Press
Bronkhorst, J. (2012). Yoga Powers, Cambridge University Press