Vedānta (वेदान्त)

la filosofia indiana sull'unità tra l'Assoluto e il Sé

Origini, testi sacri e correnti principali della scuola Vedānta

Vedānta è una delle sei scuole ortodosse (āstika) della filosofia indiana e rappresenta la tradizione filosofica che interpreta e sviluppa il pensiero delle Upaniṣad, la parte finale (“anta”) dei Veda, da cui prende il nome: Vedānta significa letteralmente “la fine dei Veda” o “il culmine dell’insegnamento vedico”.

Origini e testi fondamentali

Il Vedānta si fonda su tre testi principali, conosciuti come prasthāna-traya (“tre fondamenti”):

  1. Upaniṣad – testi mistico-filosofici che riflettono sulle questioni ultime dell’esistenza e sulla natura dell’Assoluto.

  2. Brahma Sūtra (o Vedānta Sūtra) – opera aforistica di Bādarāyaṇa (databile tra il II sec. a.C. e il II sec. d.C.), che sistematizza la filosofia delle Upaniṣad e affronta le principali dispute teologiche e ontologiche.

  3. Bhagavadgītā – considerata anche essa fondamento del Vedānta grazie alla sua sintesi di speculazione, devozione e azione.

Caratteristiche generali

Il Vedānta è innanzitutto una filosofia “non dualista” del Brahman, cioè dell’Assoluto universale, e si propone di indagare la natura profonda dell’essere umano, dell’universo e della realtà ultima.

Secondo il Vedānta:

  • Brahman: è la realtà suprema, infinita, eterna, immanente e trascendente. Tutto ciò che esiste non è che una manifestazione di questo principio assoluto.

  • Ātman: è il Sé individuale, che nella più nota interpretazione vedāntina è identico al Brahman (“tat tvam asi” – “tu sei Quello”).

  • Māyā: è il potere illusorio che nasconde la vera natura della realtà e ci fa percepire la molteplicità al posto dell’unità assoluta.

  • Mokṣa: è la liberazione dall’ignoranza (avidyā) e dall’illusione, la realizzazione dell’identità tra Ātman e Brahman.

Scuole principali di Vedānta

Nel corso dei secoli, il Vedānta si è articolato in diverse correnti interpretative, tra cui le tre maggiori sono:

  1. Advaita Vedānta (non dualismo) – Fondata da Śaṅkara (VIII sec.), sostiene che soltanto Brahman è reale e tutto il resto è illusione (māyā); la liberazione si ha con la realizzazione dell’identità tra l’anima individuale (ātman) e l’assoluto (Brahman).

  2. Viśiṣṭādvaita Vedānta (non dualismo qualificato) – Proposta da Rāmānuja (XI-XII sec.), afferma che Brahman è dotato di attributi e che anime e mondo sono reali e integrati nell’Assoluto come sue modalità.

  3. Dvaita Vedānta (dualismo) – Fondata da Madhva (XIII sec.), sostiene la differenza eterna tra onda individuale (jīva), Dio (Viṣṇu) e materia (prakṛti).

Esistono anche altre scuole, come il Bhedābheda Vedānta (differenza-non differenza) e vari rami devozionali.

Obiettivo spirituale

Il Vedānta è allo stesso tempo una scuola filosofica e una via spirituale. Il suo obiettivo è la mokṣa, la liberazione dal ciclo delle rinascite (saṃsāra), che si ottiene attraverso:

  • Conoscenza profonda (jñāna): la realizzazione della propria vera identità.

  • Disciplina e pratica etica (adhyātma sādhana): inclusa la meditazione, il distacco e la contemplazione.

Influenza

Il Vedānta è la corrente filosofica indiana più influente, base di molte tradizioni religiose (in particolare l’Induismo medievale e moderno), scuole di Bhakti (devozione), organizzazioni spirituali contemporanee (come la Ramakrishna Mission e l’ISKCON), e ha nutrito anche il dialogo tra oriente e occidente.

In sintesi: Il Vedānta è la scuola filosofica che indaga la natura ultima dell’esistenza a partire dai Veda, insegnando che la sostanza di tutto l’universo (Brahman) coincide con il nostro sé profondo (Ātman). L’ignoranza di questa identità causa il ciclo della sofferenza e della rinascita, mentre la sua realizzazione è fonte di liberazione definitiva (mokṣa).